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Fotografia di paesaggio

Creiamoci uno stile personale.
La fotografia paesaggistica è forse la disciplina più piacevole e celebrata fra i fotografi. E' gratificante riprendere una scena, arrivare sul posto in una particolare ora del giorno anche dopo un lungo cammino, aspettare la giusta luce e riguardando la foto ritrovare le stesse emozioni. Nell'era del digitale vengono pubblicate ogni giorno sul web migliaia di immagini paesaggistiche, ma noi vogliamo cercare di uscire dal target, non dobbiamo e non vogliamo accontentarci della solita anonima cartolina.

Cerchiamo di trasmettere le emozioni provate durante lo scatto e dare un nostro tocco personale ad un paesaggio: questa sarà la chiave per distinguersi. Andare nel luogo prescelto e portarsi a casa esattamente la copia della scena non fa al caso nostro: noi cerchiamo di andare oltre.

Non sempre ci riusciremo ma dobbiamo provarci. Mettiamo in campo tutti i nostri mezzi a disposizione, utilizzando le regole oppure infrangendole, dando profondità ma anche provando con il risultato opposto, sfuocando; cambiamo posizione punto di ripresa e focale, sperimentiamo il più possibile e non cancelliamo mai i risultati ottenuti, anche se inizialmente non ci soddisfano poiché potremmo trovare, in seguito e con calma, le potenzialità nascoste.
L'attrezzatura.
Uno degli accessori più importanti, anzi, il più importante, è il treppiede, deve essere robusto e con una buona e solida testa. Io utilizzo una di quelle a sfera, la trovo molto pratica e veloce, anche se a volte questa tipo di testa può risultare scomoda quando si devono effettuare piccoli aggiustamenti ed allineamenti di precisione.

Per quanto riguarda gli obbiettivi, i preferiti per questo genere sono senza alcun dubbio i grandangolari con focali che vanno solitamente dal 10 mm al 20 mm per fotocamere con sensore APS-C e dal 22 mm al 35 mm per le fotocamere ful-frame. Questi obbiettivi permettono una visione estesa della scena ritratta, ma occorre utilizzarli con attenzione. E questo lo vedremo più avanti.

Con i tele e focali che vanno dal 100 mm al 200 mm possiamo isolare parti della scena per una visione molto ristretta e meno dispersiva. Alcuni di questi hanno la distanza di messa fuoco minima molto vicina al soggetto, neò qual caso ci consentono eventualmente di realizzare delle semi macro.

Nella borsa non scordiamoci alcuni importanti filtri che sono ottimi per migliorare la scena al momento dello scatto. Gli unici filtri che ritengo necessari per la foto paesaggistica sono: il digradante neutro grigio, il Neutral Density, ed il polarizzatore.

I filtri digradante neutro grigio sono caratterizzati da una metà grigio neutra che sfuma in un'altra perfettamente neutra. Ne esistono di diverse gradazioni ed intensità in base al numero di stop da recuperare (zona grigia). Io li utilizzo per riequilibrare ed esporre correttamente la scena e correggere le differenze di luce fra il cielo ed il terreno, quando ci sono forti escursione dinamiche. Occorre un minimo di precisione e di conseguenza devono essere utilizzati con la macchina ben salda sul cavalletto.

Il filtro digradante grigio si può eventualmente simulare facilmente in post produzione con Photoshop. L'effetto creato si avvicina molto a quello del filtro che noi applichiamo davanti all'obbiettivo, ma è preferibile utilizzare quest'ultimo perché il risultato finale è senza dubbio migliore.
Con l'aiuto del filtro degradante grigio noi riequilibriamo la scena all'atto dello scatto, meglio portarsi a casa il file RAW correttamente esposto, così in seguito, basterà intervenire in post solo con piccoli aggiustamenti.
Un'altra tecnica utilizzata in post produzione per riequilibrare l'esposizione fra il cielo ed il terreno è quella della doppia esposizione. Visto che è un argomento che ho già trattato, per approfondimenti vi invito a leggere il tutorial dedicato.

Il filtro Neutral density o ND, essendo molto scuro, fa entrare meno luce verso il sensore, avremo di conseguenza dei tempi di scatto più lunghi e questo ci consente di dare l'effetto mosso evanescente alle superfici d'acqua non statiche (mare, onde, torrenti e cascate). Ne esistono di tre intensità: 1 Stop, 2 Stop, 4 Stop. Solitamente questi filtri rettangolari fanno parte di un sistema con telaietto porta filtri da avvitare davanti all'obbiettivo. Le marche più conosciute sono i Lee ed i Cokin.

Il Polarizzatore circolare (evitiamo quello lineare) è il filtro più importante nella foto paesaggistica. Esso ci permette di eliminare i riflessi dalle superfici e di aumentare i contrasti e la saturazione fra il cielo e le nubi. Ricordiamoci che in quest'ultima situazione l'effetto maggiore si avrà con il sole sui 90° ripetto al soggetto, mentre con il sole davanti o dietro non vedremmo nessun effetto polarizzatore nella scena. Se fotografiamo superfici d'acqua, ruotando lentamente il polarizzatore vedremo ad un certo punto il fondale: ciò è dovuto all'eliminazione della luce riflessa dalla superficie stessa. Ricordiamo che è l'unico filtro che non può essere simulato in post produzione.

Infine procuriamoci un cavo di scatto remoto o telecomando. Va considerato che in questo genere di fotografia utilizzeremo molto spesso il treppiedi. Non è certo l'accessorio più importante, quindi in mancanza di questo potremmo eventualmente ripiegare utilizzando l'autoscatto.
La luce.
Nella fotografia quale importanza riveste la luce?. Credo sia una domanda stupida e banale, è come chiedere ad un pittore quale importanza abbia il colore nella pittura.

Nella fotografia di paesaggio si lavora essenzialmente all'aperto, per questo occorre essere consapevoli della quantità e qualità della luce, della presenza del sole e della direzione per valutare l'impatto sulla composizione. Il movimento ciclico del sole nell'arco della giornata provoca dei cambiamenti di colore, contrasto e tonalità.

Gli estremi della giornata (alba e tramonto) sono il momento migliore per fotografare. In queste circostanze i raggi solari devono attraversare più atmosfera, di conseguenza la luce è più tenue e rosata. Questa colorazione sarà ancor più accentuata nelle zone di mare per via della presenza di particelle di sale nell'aria. In questo contesto anche le ombre hanno più dettaglio, la nostra immagine dovrà avere un equilibrio perfetto ed armonico di luci ed ombre.
A metà giornata il sole produrra una luce più bianca con forti escursioni dinamiche, ombre nette nere e poco dettagliate, mentre le superfici esposte ai raggi solari saranno estremamente luminose. Sarà questo il momento peggiore per fotografare.

Fatte le dovute considerazioni, per realizzare un'immagine dal forte impatto emotivo occorreranno dei piccoli sacrifici. Alziamoci al mattino presto oppure fotografiamo verso il tardo pomeriggio e sera. Ricordate che in queste condizioni di luce si dovrà utilizzare in modo efficace e sapiente il trepiedi, il quale, oltre ad evitare il mosso per via della poca luce, ci aiuterà a valutare meglio e con calma la scena e la composizione.

Essere sul posto con la luce migliore cambierà radicalmente la nostra foto e se non ne saremo convinti non perdiamoci d'animo, ritorniamo nei giorni successivi fino a che la luce non sarà quella giusta.
Quando osserviamo un'immagine in precario equilibrio fra luce diurna e luce serale oppure artificiale, i nostri occhi (a differenza del sensore) si adattano in continuazione alla luce in modo veloce ed immediato. Per questo motivo a volte non riusciamo a valutare obbiettivamente le continue evoluzioni. Conviene abassare lo sguardo o guardare altrove, per poi ritornare, in un secondo tempo, sulla scena e rivalutarne i cambiamenti.

Anche quando il cielo è coperto e minaccioso è possibile effettuare ottimi scatti. In questa situazione infatti le nubi fanno da diffusore ed ammordiscono la luce. I cieli cupi e neri sono perfetti per dare drammaticità ai paesaggi. Per catturare tutti i colori, le sfumature e le forti escursioni dinamiche fra ombre e luci, utilizziamo in macchina il formato RAW. Questo ci permette di registrare una quatità maggiore di dati e di conseguenza molti più dettagli, sia nelle zone luminose che nelle scure, rispetto al file compresso JPG. Ed infine usiamo l'istogramma della fotocamera, uno strumento che ci aiuta a valutare la corretta esposizione in situazioni di luce difficile.
La composizione.
La composizione non è solo dare geometria, certo è importante posizionare elementi in una scena, avere il controllo degli spazi e delle proporzioni al suo interno. Ci sono regole che ci permettono di aumentare l'impatto visivo, ma tutto questo non ha senso se noi non riusciamo a comunicare quello che proviamo attraverso la nostra immagine.

Davanti ad un paesaggio che stiamo per accingerci a fotografare, facciamoci una semplice domanda: cosà vedrà chi guarda la nostra immagine, o cosa voglio trasmettere a chi guarda questa foto?. Quando avremo trovato una risposta alla nostra domanda potremo sfruttare tutte le nostre conoscenze tecniche per portare a compimento il nostro progetto.

L'obbiettivo grandangolare è ottimo per creare un punto focale. Quando i nostri occhi osservano una scena,essi hanno una percezione tridimensionale di quello che vediamo. Con la fotocamera la percezione è piatta e non possiamo contare sulla tridimensionalità del nostro occhio, dobbiamo sfruttare alcune strategie per dare profondità. Utilizziamo colori caldi come rossi o arancioni per il primo piano e freddi per lo sfondo, in loro assenza lavoriamo con le luci e le ombre.
Includiamo un primo piano interessante e diamogli tutta l'importanza che merita, utilizziamo un diaframma chiuso per dare profondità alla scena ed avere tutto perfettamente a fuoco. Valutiamo anche se e corretto riprendere la scena in orrizzontale o verticale, spesso ruotando la fotocamera di 90° la nostra immagine cambia notevolmente in meglio.
Nella composizione sfruttiamo gli angoli dell'immagine. Nella foto sopra in bianco e nero, "The Beach", premiata con encomio al "photography of the year 2008", ho utilizzato gli angoli dell'immagine come vie di fuga per la composizione.

Esistono altri accorgimenti per dare profondità e tridimensionalità, ad esempio inserire un punto di interesse in primo piano. Nell'immagine a destra del "Lago Trasimeno" ho cercato di ripettare la regola dei terzi: ho inserito i pali di attracco come punto di interesse per catturare l'occhio dell'osservatore e guidarlo verso il centro del fotogramma. Senza quei pali la foto sarebbe risultata meno interessante.

Altra regola compositiva importante è evitare le collisioni degli oggetti con i margini dell'immagine. Il soggetto ha bisogno di aria per respirare, quindi non comprimiamolo.

Muoversi è la cosa giusta. Ormai tutte le reflex sono dotate di obbiettivi zoom ricordiamo che c'è molta differenza fra utilizzare lo zoom per avvicinare o allontanare il soggetto e muoversi avanti ed indietro. Non dobbiamo essere statici, impostiamo la focale desiderata e muoviamoci noi verso il soggetto, avanziamo o indietreggiamo, troviamo un punto di ripresa più basso, sperimentiamo fino a che la scena non ci soddisfa.

In che modo il tempo di scatto potrà influire sulla composizione?. Possiamo dare interesse alla parti in movimento dell'immagine utilizzando tempi lunghi. Un tempo di scatto lento può cambiare in modo radicale la composizione ma dobbiamo imparare a prevederne ed immaginarne gli effetti.

Non perdiamo l'attimo: in certe situazioni occorre essere pronti e vigili per poter portarsi a casa uno scatto favoloso. A volte basta la sagoma di una persona per dare dimensione, oppure uno stormo di uccelli che passa all'orizzonte, piccole cose che fanno una grande differenza in un'immagine.

Infine, ricordiamoci ancora, come già ho accennato fin dall'inizio, che il semplice rispetto delle regole compositive non dà la garanzia di successo alla nostra immagine. Utilizziamole, invece come ricette insieme ad un'altro ingrediente importantissimo, la nostra creatività e sensibilità, per ottenere immagini fortemente emotive.



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